I farmaci che aiutano nel ripristino della salute mentale vanno sotto il nome di psicofarmaci e consentono di ricreare chimicamente quelle sostanze che il sistema nervoso centrale, per svariate motivazioni, non è in grado, in quel momento storico, di produrre. Spesso si rivelano dei veri e propri salvavita, altre volte vengono somministrati con eccessiva leggerezza. Nello specifico, gli psicofarmaci più utilizzati sono gli ansiolitici, quelli più pericolosi nell’innesco di dipendenza farmacologica. Al secondo posto troviamo gli antidepressivi, meno pericolosi in termini di dipendenza.
Nello specifico gli psicofarmaci si suddividono in ansiolitici, antidepressivi
Stando l’aggregazione di dati provenienti da Civio, Ocse e Halmed, aggiornati a mercoledì 15 Settembre 2021, il Europa il primato per utilizzo di psicofarmaci è detenuto dal Portogallo, seguito da Spagna e Croazia. Con la Pandemia le cose sono letteralmente peggiorate. È emerso che moltissime persone sono prive di strategie per affrontare le sfide della vita quotidiana in modo efficace. L’aumento dell’uso di psicofarmaci come antidepressivi e ansiolitici conferma che una fetta importante della popolazione traduce lo stress in quello che viene definito distress, cioè stress negativo. Se vuoi approfondire questo argomento leggi l’articolo Stress? 2 modi per gestire lo stress.
Un uso funzionale degli psicofarmaci dovrebbe essere quello di usarli in situazioni di emergenza e associarli sempre a trattamenti psicologici in grado di dare al paziente quegli strumenti necessari per far funzionare in modo naturale il suo cervello a livello bio-chimico. Difatti, è la capacità di gestire lo stress in modo funzionale che assicura una reale guarigione del paziente e non gli psicofarmaci. Questi ultimi sono dei facilitatori al trattamento psicologico.
Spesso i pazienti assumono una terapia psicofarmacologica e si accontentano di aver eliminato il sintomo. Ritengono di aver risolto il problema solo perché il sintomo invalidante (come l’ansia) non si presenta. I farmaci che agiscono a livello del sistema nervoso centrale sono un valido aiuto quando il paziente non riesce a gestire i sintomi, ma non risolvono , in nessun modo, il problema, in quanto mimano quello che il cervello dovrebbe fare naturalmente.
Se ti trovi in difficoltà e hai trascurato così tanto la tua salute, tanto da aver generato sintomi molti invalidanti, gli psicofarmaci possono esserti d’aiuto a patto che tu associ, contemporaneamente, un trattamento psicologico. Ricevere da uno specialista una cura farmacologica lasciando invariati gli schemi mentali che nutrono il problema ha pochi vantaggi e molti svantaggi. L’unico vantaggio è che il sintomo si riduce/scompare. Uno degli svantaggi più pericolosi risiede nella dipendenza farmacologica assieme al peggioramento della salute psicologica, fisica e sociale. Ricordo che tutti i farmaci hanno degli effetti collaterali.
Le soluzioni di prima scelta dovrebbero essere sempre: ripristino della corretta respirazione, gestione funzionale dello stress, alimentazione di qualità e per ultima gli psicofarmaci. L’ordine non dovrebbe essere mai invertito, tranne in casi di emergenza come in casi di deliri e allucinazioni, esordi psicotici o stati psichici di forte disorganizzazione con rischio di suicidio.
Gli effetti collaterali di ogni soluzione andrebbero sempre ponderati con grande accuratezza, mentre sono largamente sottovalutati. In definitiva mi chiedo: se tu seguissi l’ordine
-> Corretta respirazione
-> Gestione funzionale dello stress
-> Cibo di qualità
ti troveresti mai nella condizione di aver bisogno di assumere psicofarmaci? Credo proprio di no, anzi certamente no. Se hai dei sintomi ma non sai se è il caso di chiedere una consulenza psicologica leggi l’articolo Quando richiedere una consulenza psicologica, I segnali che ti dicono la verità.
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